top of page

HVO: il (bio)carburante del futuro

Aggiornamento: 10 mag

Articolo a cura di Pietro Guerini

Revisione a cura di Matteo Biasetti



Introduzione

Il presente articolo intende illustrare il tema dell’HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), un biocarburante sostenibile per motori diesel in grado di ridurre fino al 90% le emissioni di CO₂ rispetto al gasolio tradizionale. Verranno esaminate le sue caratteristiche principali e la compatibilità con i motori attualmente in commercio, approfondendo il concetto di “decarbonizzazione” e le sue applicazioni pratiche odierne. Si offrirà inoltre uno sguardo al “Green Deal” europeo e ai meccanismi dei Certificati di Immissione in Consumo (c.d. CIC), per concludere con un’analisi delle ricadute economiche sul bilancio delle aziende operanti nel commercio di biocarburanti.

Cosa è. L'impatto ambientale. La compatibilità con i motori Diesel.

Il HVO è un biodiesel ottenuto mediante un processo di idrogenazione, il quale prevede l’aggiunta di idrogeno alle molecole degli oli o dei grassi animali. Uno dei principali vantaggi dell’HVO riguarda il suo impatto ambientale. Infatti, il ciclo di vita di questo biocarburante, dalla materia prima fino alla combustione, comporta una riduzione significativa delle emissioni di gas serra. Nello specifico, se le materie prime sono ottenute in modo sostenibile, l’uso dell’HVO può ridurre le emissioni di CO₂ fino al 90% rispetto al gasolio tradizionale. L’impiego di scarti agricoli per la sua produzione, inoltre, diminuisce il rischio di deforestazione e uso intensivo del suolo, garantendo così un effettivo beneficio ambientale. Di conseguenza, è un player molto importante in ottica di decarbonizzazione del settore dei trasporti.

Ancora, l’HVO vanta una maggiore stabilità all’ossidazione, un punto di infiammabilità più alto e prestazioni migliori alle basse temperature, riducendo così i costi di manutenzione e prolungando la durata dei motori. Inoltre, le sue peculiarità chimiche consentono il suo impiego diretto nei motori diesel – a partire dalle categorie Euro 5 ed Euro 6 – senza richiedere modifiche tecniche.

La situazione in Italia e nel mondo.

La distribuzione dell’HVO in Italia è in crescita. Attualmente, il biocarburante è reperibile in alcune stazioni di servizio, grazie a iniziative promosse sia da grandi compagnie energetiche che da distributori indipendenti. Progetti pilota e collaborazioni con enti locali hanno inoltre favorito l’introduzione dell’HVO nelle flotte aziendali e nei mezzi pubblici. L’Italia, pur non avendo i volumi produttivi di Germania o Francia, è in una posizione di rilevante potenziale, ma con ancora margini di crescita. Nello specifico, nel 2024 la produzione di biocarburanti in Italia è stata di circa 1,2 milioni di tonnellate (25mila barili al giorno) (rilevazioni di Unem).

Nel mondo, si prevede che la domanda di biocarburanti idrogenati aumenterà del 65% nel periodo 2024-2028 (Report IEA Renewables 2023).

Alcuni esempi pratici. Dal 2014 è in esercizio la bioraffineria Enilive (gruppo Eni), a Porto Marghera (Venezia), che costituisce la prima conversione di una raffineria di petrolio in bioraffineria al mondo. Ancora, nel 2019, Eni ha avviato una bioraffineria a Gela (Sicilia). Entrambe sono alimentate con materie prime di scarto, come oli esausti da cucina, grassi animali e resti dell’industria agroalimentare. Infine, in collaborazione con il gruppo Azimut-Benetti, Enilive ha siglato il primo accordo nel settore dello yachting volto alla decarbonizzazione della nautica da diporto mediante la fornitura e l’utilizzo di HVO in sostituzione dei carburanti fossili.

La normativa europea e gli incentivi. I CIC.

La via verso la “decarbonizzazione” non è affatto semplice, in quanto si contrappongono interessi geopolitici, economici e fiscali. La Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, nel suo discorso di insediamento, ha illustrato un ambizioso “piano euro-unitario” (F. Muzzati) volto ad abbattere drasticamente le emissioni di gas serra entro l’anno 2050 (c.d. green deal). Anelare alla c.d. “neutralità climatica”, ossia contenere il riscaldamento globale entro 1,5°, comporta notevoli opportunità, cambiamenti e sfide, che permettono di sviluppare un nuovo modello di produzione economica sostenibile e allo stesso tempo anche efficace ed efficiente. Per far sì che ciò accada, devono essere rafforzati dialogo e collaborazione tra i vari organi ed istituzioni europee e nazionali e la società civile, in ossequio al principio e criterio di sussidiarietà orizzontale e verticale.

A tal proposito, sono stati disposti una serie di incentivi, tra cui i c.d. “certificati di immissione in consumo” (CIC) (D.M. del 2 marzo 2018), che attestano l’immissione in consumo – nel settore dei trasporti – di biocarburanti sostenibili. Dunque, costituiscono il perno del sistema di aiuti al mercato dell’energia e dell’ambiente che, in quanto tali ed esistenti, permettono e permetteranno la commercializzazione del nuovo carburante a prezzi competitivi.

È stabilito, in particolare (D.M. del 2 marzo 2018), che “i soggetti che immettano in consumo benzina e gasolio, prodotti a partire da fonti fossili, destinati ad essere impiegati per autotrazione, hanno, finanche, l’obbligo di immettere in consumo, sul territorio nazionale, una quota parte, minima, di biocarburanti, tra cui il biometano, e di altri carburanti rinnovabili, nonché di combustibili sintetici, purché ricavati esclusivamente da biomasse”. Ancora, “i suddetti soggetti possono assolvere al sopraenunciato obbligo anche tramite l’acquisto, in tutto, ovvero in parte, dell’equivalente quota, o dei relativi diritti, da altri operatori del settore”.

I CIC costituiscono dunque uno strumento attraverso il quale il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) può monitorare l’operato dei soggetti obbligati, che potranno procedere, anche adempiendo autonomamente, tramite l’immissione in consumo della quota minima richiesta di biocarburanti, ovvero mediante l’acquisto della stessa o dei relativi certificati dai produttori.

La viva speranza è che i detti incentivi portino ad incrementi nella produzione di biocarburanti, in modo da poter raggiungere gli obiettivi prefissati a livello nazionale ed europeo per il settore delle fonti rinnovabili.

Il bilancio di sostenibilità.

Il bilancio di sostenibilità ha come obiettivo quello di spiegare a tutti gli stakeholders in che modo sono stati raggiunti i risultati aziendali nel rispetto dei parametri economici, sociali ed ambientali. Dunque, se il classico bilancio di esercizio esprime la situazione economica, finanziaria e patrimoniale di una azienda, il bilancio di sostenibilità spiega come questi risultati sono stati raggiunti, ponendo particolare attenzione su tematiche sociali ed ambientali.Secondo la Direttiva CSRD (recepita in Italia con il D.lgs. 125/2024), sono obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità tutte le aziende quotate od operanti nel settore assicurativo e finanziario, e quelle di grandi dimensioni (ovverossia: totale dello Stato Patrimoniale € 25.000.000; ricavi netti delle vendite e delle prestazioni € 50.000.000; numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio: 250). Moltissime aziende, tuttavia, lo redigono su base volontaria, mettendo così a conoscenza del proprio impatto sui processi sociali, economici ed ambientali nel raggiungimento degli obiettivi aziendali.

La rendicontazione si focalizza sui seguenti aspetti: lotta alla corruzione attiva e passiva; ambiente; personale; sociale; diritti umani (dei quali si riporta un vero e proprio score). In tema di impatto ambientale e sociale, gli impegni presi nell’ambito della Corporate Social Responsibility (CSR) conferiscono una maggiore autorevolezza e credibilità sulla sostenibilità dei processi produttivi e dunque ad una solida Green Reputation. E qui, chiaramente, entrano in gioco i biocarburanti in generale (e l’HVO in particolare).

La redazione di un bilancio di sostenibilità porta innumerevoli benefici interni ed esterni all’azienda, tra i quali un maggiore coinvolgimento dei dipendenti, dovuto a motivazione e senso di appartenenza a un'azienda responsabile, un rafforzamento della cultura aziendale, un incremento nella reputazione, un maggiore accesso al credito, un migliore rapporto con le istituzioni e, ça va sans dire, un grande vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti che non adottano pratiche sostenibili.


 Bibliografia

 

Bibliografia

Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica n. 107 del 16 marzo 2023 - Regole applicative 2023

“Il biometano e i biocarburanti: uno sguardo d’insieme” - di Federico Muzzati (26 aprile 2022)

 



bottom of page