Una Nuova Speranza per il Caso Orlandi
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Articolo a cura di Giulia Maffeis
Revisione a cura di Riccardo Moggio

Introduzione
A partire dai Patti Lateranensi del 1929, si è sempre avvertita come fondamentale la necessità di coordinamento tra gli organi di giustizia dello Stato Italiano e quelli dello Stato Vaticano, uno Stato assoluto non sempre collaborativo con le autorità italiane, soprattutto per quanto riguarda i processi di diritto penale. Il caso Orlandi ha dimostrato, più di ogni altro, la mancanza di una strategia collaborativa, rimpiazzata, invece, da una vera e propria guerra mediatica, alla cui base stanno, i principi di competenza e giurisdizione. interrogativi e uno scambio confusionario non privo di colpi di scena tra la Repubblica Italiana, in particolare la Procura di Roma, e la Segreteria di Stato della Città del Vaticano.
L’ordinamento giudiziario in Vaticano
Il problema dell’amministrazione della Giustizia nello Stato del Vaticano, un’enclave che, come forma, è uno Stato assoluto, si è posto immediatamente a partire dalla Legge fondamentale che risale al 1929, anno in cui sono stati siglati i patti Lateranensi. Lo Stato Città del Vaticano come lo conosciamo ora nasce, infatti, con il Trattato Lateranense, firmato l’11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e l’Italia. Il Sovrano, che è il Pontefice, detiene i tre poteri tipici di ogni Stato.
Sulle questioni di diritto canonico sono competenti i tribunali diocesani, il tribunale ecclesiastico, Tribunale Apostolico della Rota Romana e il Supremo Tribunale della Segnatura, che però non si occupano di questioni civili e penali, che possono verificarsi anche sul territorio di uno Stato di appena 44 ettari. Queste ultime sono di competenza degli organi di giustizia della Città del Vaticano, strutturati sulla falsariga dell’ordinamento italiano. Il potere giudiziario, infatti, è esercitato nel nome del Papa e comprende il Tribunale, la Corte di Appello e la Corte di Cassazione per le funzioni giudicanti, e l'Ufficio del Promotore di Giustizia per le funzioni inquirenti e requirenti.
La normativa penale ha di recente necessitato dell’intervento di Papa Francesco che ha introdotto una semplificazione dei meccanismi di fronte al moltiplicarsi di vicende che “richiedono una definizione sollecita e giusta in ambito processuale” e un carico di lavoro crescente per gli ambiti giudiziari. Il Moto Proprio pubblicato nel 2023, tra le altre novità, mirava anche ad un preciso inquadramento delle funzioni requirenti e inquirenti dell’Ufficio del Promotore di Giustizia. Uno Stato di dimensioni così ridotte ha la necessità di rapportarsi continuamente con la giustizia italiana poiché, in genere, nessuna vicenda si svolge sul suolo Vaticano o comprende unicamente i suoi cittadini. Questo confronto appare difficoltoso soprattutto quando i temi trattati sono scandali di cronaca nera che toccano ogni nervo scoperto della storia della Città Stato.
Il caso Orlandi e l'inizio dei contrasti
Il rapimento della quindicenne Emanuela, cittadina residente nello Stato Vaticano, è tutt’ora un caso irrisolto con molteplici piste e indizi rinvenuti negli anni senza mai giungere a certezze. Il terrorismo internazionale, la banda della Magliana e la pista della pedofilia sono state una ad una smontate e il caso più volte archiviato. La Procura di Roma ha svolto, infatti, due inchieste diverse archiviate rispettivamente nel 1997 e nel 2015 per mancanza di prove consistenti. Il caso è stato ora riaperto in seguito al ritrovamento di un fascicolo del Vaticano la cui esistenza era stata fino ad ora negata.
Non appena consumato il presunto sequestro, la Repubblica Italiana aveva inviato per via diplomatica ben quattro richieste di assistenza giudiziaria al Vaticano che sono state del tutto ignorate. La collaborazione non era mai stata precedentemente negata, soprattutto a parti invertite considerando che poco tempo prima il ministro Alfonso Bonafede aveva assistito lo Stato della Città del Vaticano riguardo le rogatorie richieste nell'ambito del procedimento penale riguardante lo scandalo del palazzo londinese. Il Vaticano non avviò mai un’inchiesta ufficiale e, inoltre, i rapporti con la Procura di Roma peggiorarono negli anni a causa di presunte richieste di celare prove da parte degli emissari del Vaticano ai magistrati della Repubblica e della scoperta di intercettazioni del 1993 tra due esponenti della vigilanza vaticana che si accordavano per non riferire nulla sulle indagini svolte dalla Santa Sede sul caso Orlandi.
Nel 2012, tuttavia, ci fu una fuga di documenti riservati del Vaticano, evento divenuto noto come Vatileaks. I documenti erano stati trafugati da Paolo Gabriele, all'epoca maggiordomo di Papa Benedetto XVI, il quale li aveva consegnati al giornalista Nuzzi, che li aveva poi pubblicati. Successivamente Gabriele disse a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, di aver visto tra i documenti un dossier intitolato "Rapporto Emanuela Orlandi" sulla scrivania di monsignor Georg Ganswein, allora segretario di Benedetto XVI, ma di non essere riuscito a fotocopiarlo insieme agli altri documenti. Pietro Orlandi riferì che l'anno prima, nel 2011, padre Georg gli aveva parlato della sua intenzione di far avviare un'indagine dal capo della Gendarmeria vaticana sulla vicenda di Emanuela. Pietro Orlandi ipotizzò che il rapporto visto da Gabriele potesse essere stato redatto a seguito di quell'indagine. Lo stesso padre Georg confermò nel 2019 all'avvocata della famiglia Orlandi l'esistenza di tale dossier, dicendo che si trovava presso la Segreteria di Stato del Vaticano.
Già nel giugno 2017, quando la famiglia Orlandi presentò un'istanza di accesso agli atti per poter visionare “un dossier custodito in Vaticano”, monsignor Giovanni Becciu (sostituto per gli Affari generali della segreteria) ne negò l'esistenza. Solo il 27 novembre 2024 il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi confermò il ritrovamento e quindi l'esistenza del dossier in questione, specificando che il suo contenuto fosse tuttavia riservato. Pietro Orlandi e l’avvocata Laura Sgrò sono ora al lavoro con la procura di Roma per ricostruire la vicenda, questa volta coadiuvati dal Vaticano e dai nuovi documenti finora celati.
Il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi ha deciso di affidare la nuova inchiesta al pubblico ministero Stefano Luciani. Da indiscrezioni, si è appreso che l’auspicio della magistratura italiana è di attivare una "piena collaborazione" (scambio di documenti, audizioni e altro) con il promotore di giustizia della Santa Sede, Alessandro Diddi, che nelle scorse settimane ha già sentito testimoni all’interno del Vaticano. In particolare, avrebbe già acquisito degli atti, messi a disposizione dalla Santa Sede, nell'ambito di un procedimento avviato in precedenza, dopo che il CSM aveva chiesto informazioni su un esposto presentato dalla famiglia.
Sembrerebbe quindi, alla luce delle recenti rivelazioni, che il Vaticano abbia indagato negli ultimi 40 anni senza mai svelare l’esistenza di un’effettiva inchiesta e negando più volte documenti e prove utili alla Procura di Roma. Finalmente la Santa Sede ha ora pubblicamente aperto le indagini mentre sono iniziati da marzo 2024 i lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
Bibliografia
Sparizione di Emanuela Orlandi - Wikipedia
Organismi di Giustizia, La Curia Romana
Emanuela Orlandi: la procura di Roma riapre le indagini e acquisisce gli atti del Vaticano
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