Charlie Kirk e la libertà di espressione americana
- advocacylitigation
- 3 ott
- Tempo di lettura: 6 min
Articolo a cura di Francesca Russo
Revisione a cura di Matteo Biasetti

Introduzione
Lo scorso 10 settembre, durante un discorso tenuto presso l’università dello Utah Valley, Charlie Kirk, attivista repubblicano, è stato fatalmente ferito da un colpo di pistola al collo che ha causato la sua morte nelle ore successive. La vicenda ha portato nei giorni seguenti numerose conseguenze e permette di intravedere la realtà quotidiana e politica che sembra delinearsi con la seconda presidenza di Donald Trump.
Chi era Charlie Kirk?
Charlie Kirk è stato un attivista politico conservatore della destra repubblicana, affine al movimento di MAGA (Make America Great Again), nominato da Forbes nel 2018 uno dei 30 under 30 in Law & Policy. Nel 2012 grazie al sostegno e all’aiuto di Bill Montgomery, ex candidato al Congresso, ha fondato la Turning Point USA, un’organizzazione con il fine di contrastare le tendenze liberali. La TPUSA nel corso degli anni ha raggiunto una maggiore articolazione tramite numerose iniziative, tra cui vi è la Turning Point Action, un’organizzazione sorella volta dal 2019 a raccogliere consensi direttamente dagli elettori e successivamente, nel 2021, un’accademia online come sistema alternativo di istruzione. Kirk era il volto pubblico all’interno dell’organizzazione e, fino alla sua morte, ha svolto i ruoli di direttore esecutivo e responsabile della raccolta fondi, promuovendone l’attività principalmente come suo rappresentante, attraverso dei dibattiti con opponenti politici presso le università americane.
"Il problema non è solo la sinistra progressista, ma il cedimento dei conservatori tradizionali." Questa affermazione riassume il cuore della visione politica di Charlie Kirk, che si è distinta per anni per il suo approccio combattivo e senza compromessi. Le idee da lui promosse erano affini a quelle del Partito Repubblicano, con particolare avversione per le questioni di Gun control, aborto e riconoscimento dei diritti alla comunità LGBT. In merito alla religione, Kirk era contrario alla laicità dello Stato e sosteneva che questo fenomeno fosse la causa diretta della crisi costituzionale. In numerosi dibattiti lo stesso si era inoltre pronunciato contro l’aborto, sostenendo che era una forma di omicidio. Uno dei temi per cui lo statunitense combatteva maggiormente era l’opposizione alle misure di gun control, ossia di restrizione nella circolazione di armi. Il Secondo Emendamento della Costituzione americana sancisce infatti il “right to bear arms”, che è ampiamente discusso e vede una divisione di opinioni a livello popolare tra chi è promotore di leggi più restrittive, e chi vi si oppone sostenendo che si debba garantire la libera circolazione.
Proprio durante un discorso su tale tema si è tenuto l’assassinio di Kirk.
Nonostante non abbia mai ricoperto alcuna carica nella Casa Bianca, Charlie Kirk ha affiancato Donald Trump nella corsa alla rielezione prima nel 2020, e poi nella più recente campagna del 2024.
I fatti: l’assassinio e il rintracciamento del colpevole
Il 10 settembre 2025, durante un dibattito dell’evento “Prove me wrong” tenuto presso la Utah Valley University, Charlie Kirk fu ferito al collo da un proiettile. In quel momento, l’attivista americano stava trattando il tema delle stragi da armi da fuoco negli Stati Uniti, argomentando che la tutela del diritto alle armi valesse anche il costo di vite umane. Una volta soccorso, è stato portato presso il Timpanogos Regional Hospital e poche ore dopo è stata dichiarata la sua morte. La notizia del decesso è stata confermata pubblicamente anche tramite i media da Donald Trump e da esponenti del suo entourage politico, suscitando una vasta eco a livello nazionale.
33 ore dopo l’accaduto Tyler Robinson, studente ventiduenne pro-LGBT, si è costituito di fronte alle autorità della contea di Washington in Utah, per l’omicidio di Charlie Kirk. Il sospettato aveva lasciato un biglietto sotto la tastiera del partner con il seguente messaggio: “Ho avuto l’opportunità di uccidere Charlie Kirk e l’ho sfruttata”. Nel corso della caccia all’uomo dei giorni successivi, i genitori di Robinson hanno riconosciuto il figlio nell’immagine del sospettato ricercato dalle autorità competenti. Il ventiduenne è stato messo immediatamente sotto custodia e il 16 settembre la procura ha formalmente elevato sette capi d’accusa, tra cui omicidio aggravato, utilizzo illecito di un'arma da fuoco e ostruzione alla giustizia. L’aggravante è stata richiesta alla luce della premeditazione e del movente strettamente legato alla posizione politica portata avanti da Kirk, con la richiesta di condanna alla pena di morte, con la prossima udienza prevista per il 29 settembre.
La notizia mediatica e la vicenda di Jimmy Kimmel
L’omicidio di Charlie Kirk è stato oggetto di numerose notizie e discussioni sui media, sia da parte delle organizzazioni a lui affini e dalla Casa Bianca, che ha espresso il proprio dispiacere e condannato l’accaduto pubblicamente, sia da figure politiche di schieramenti diversi, quali Joe Biden e Barack Obama. Nei giorni successivi Kirk è stato definito come “martire del conservatorismo” e sia il Senato che la Camera dei rappresentanti hanno manifestato l’intenzione di istituire per il 14 ottobre – giorno in cui l’attivista americano avrebbe compiuto 32 anni – il National Day of Remembrance come simbolo di opposizione alla violenza politica e celebrazione di quanto raggiunto e portato avanti dal concittadino nel corso della sua vita.
A discutere con tono critico e satirico l’approccio della Casa Bianca all’evento e la strumentalizzazione dello stesso per accrescere consensi a proprio favore è stato Jimmy Kimmel, conduttore del programma televisivo “Jimmy Kimmel Live!” prodotto da American Broadcasting Company, di proprietà della Walt Disney Company, e trasmesso nel territorio statunitense. Durante la trasmissione tenutasi lo scorso 15 settembre, nella fase introduttiva che viene comunemente e informalmente definita come “free speech segment”, Kimmel ha commentato le vicende dei giorni precedenti e l’arresto di Tyler Robinson come un evento strumentalizzato dalla Casa Bianca per raccogliere consensi, e che la Casa Bianca stessa si stesse comportando “come un bambino di quattro anni in lutto per un pesciolino rosso”. Nel monologo, oggetto di critica è stato anche l’approccio della MAGA gang nei confronti di Tyler Robinson e l’atteggiamento di demonizzazione e caratterizzazione estremo e immotivato. Il discorso è immediatamente divenuto oggetto di grandi critiche, in particolare da figure vicine al partito repubblicano. In merito si è espresso anche Brendan Carr, presidente delle Federal Communication Commission, autorità competente, sostenendo che l’ABC avrebbe dovuto prendere delle decisioni e adottare misure idonee alla situazione. Due giorni dopo, Robert A. Iger, amministratore delegato della Disney e Dana Walden, responsabile tv di Disney, hanno deciso di sospendere indefinitamente il programma in via precauzionale. Già nel 2024, Trump aveva fatto causa alla stessa compagnia per diffamazione ottenendo un risarcimento di 16 milioni di dollari.
Nonostante le minacce, il 23 settembre, dopo la revoca della sospensione è andato nuovamente in onda il programma, nonostante il rifiuto di determinate compagnie televisive di trasmettere sulle proprie reti la puntata. Jimmy Kimmel si è scusato per l’atteggiamento tenuto precedentemente e ha affermato di non aver avuto alcuna intenzione di sminuire l’avvenuto omicidio di Charlie Kirk. Tuttavia, da parte sua, il conduttore ci ha tenuto a sottolineare la necessità di tutelare il diritto alla libertà di espressione e si è riferito all’episodio come antiamericano e “pericoloso”.
La tutela costituzionale del Primo Emendamento e l’attuale realtà mediatica negli Stati Uniti
La libertà di espressione è sancita dal Primo Emendamento della Costituzione americana e, come ribadito da Kimmel nel suddetto episodio, è un valore che non deve essere dato per scontato, di cui Paesi come la Russia e molti in Medio Oriente non godono. L’ordinamento degli Stati Uniti garantisce al singolo individuo la tutela della libertà di espressione a livello costituzionale, e in aggiunta vi sono delle disposizioni federali e dei trattati che regolamentano l’intervento degli organi adibiti. Oltre alla tutela costituzionale della libertà di espressione come diritto inviolabile, il quadro normativo prevede ulteriori limiti specifici alle competenze regolatorie della FCC. In particolare, secondo quanto stabilito dal Communications Act del 1934 nella sezione 326, la FCC non può limitare la libertà di espressione su stazioni terrestri. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni si è potuto osservare un netto cambio di rotta dell’autorità e della sua visione. Nel 2022, lo stesso Carr sotto la presidenza di Biden aveva sottolineato come la satira fosse la forma più forte e antica di libertà di espressione e come fosse stimolo alla discussione. Questo drastico cambiamento durante il secondo mandato di Trump ha già avuto delle ripercussioni concrete su altre realtà mediatiche, quali la vicenda relativa alla Columbia Broadcasting System (CBS), che ha annunciato la cancellazione definitiva del programma “The late show”. Stephen Colbert, che ha condotto dal 2015 dopo David Letterman, terminerà il suo ruolo nel maggio 2026, per delle motivazioni che la casa produttrice ha spiegato essere puramente economiche e finanziarie. Tuttavia, numerose sono state le asserzioni secondo cui la vera causa che ha portato alla sospensione del programma sia stata la posizione anche questa volta critica e satirica del presentatore, teorie rafforzate dall’atteggiamento di Trump che ha commentato la decisione della CBS riferendosi a Colbert come un “perdente”.
Conclusioni
La vicenda porta con sé numerosi dubbi e interrogativi su quali siano i futuri cambiamenti a cui stanno andando incontro gli Stati Uniti d’America con il secondo mandato di Donald Trump. Dal punto di vista comunicativo e mediatico, resta incerto se la FCC e il governo rispetteranno le fonti che fissano certi limiti ai loro poteri, o se gli stessi verranno prevaricati a favore di una politica incontestabile e sottoposta a censura.
Bibliografia




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