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Danimarca: un nuovo diritto d’autore tutela contro i deepfake. Cosa cambia per cittadini e piattaforme?

Aggiornamento: 2 giorni fa

Articolo a cura di James Dosio


Introduzione

Un innovativo strumento legale per tutelare i cittadini contro i deepfake, una tecnologia di manipolazione video per la generazione di contenuti falsi con le sembianze di individui, sta per essere approvato dal parlamento danese. La riforma modifica una serie di articoli della legge del diritto d’autore, inserendo un diritto di ciascun cittadino sulle proprie sembianze utilizzate per contenuti digitali. È stata introdotta nella sessione di luglio del parlamento, con sostegno da tutti i grandi partiti politici di maggioranza e opposizione. Questa protezione si aggiunge ad un già ampio quadro normativo europeo, comportando nuovi obblighi per le grandi piattaforme social.

Le conseguenze della riforma si manifesteranno solo nei prossimi mesi, ma già da ora possiamo intuire gli impatti sia su cittadini e il settore tecnologico, che su legislatori di altri stati, nella più ampia lotta globale contro nuove forme di abusi usando intelligenza artificiale generativa.

La riforma danese

Il La nuova legge introduce una protezione valida fino a 50 anni dopo la morte della persona. In particolare, l’articolo 73 tutela i cittadini dall’uso non consensuale delle loro sembianze, mentre l’articolo 65 riguarda specificamente le opere artistiche e l’imitazione di artisti. Il ministro della cultura danese Jakob Engel-Schmidt ha confermato ai media internazionali (Reuters, Guardian) che oltre all’esposizione al risarcimento all’individuo come danno extracontrattuale secondo la legge danese, le piattaforme che conservano contenuti contrari alla legge aggiornata saranno sottoposte alle sanzioni previste dal Digital Services Act (DSA) europeo, che si presenta come il principale meccanismo di enforcement del nuovo diritto.

La proposta si inserisce in un interessante contesto politico europeo, dato che la Danimarca ha appena iniziato il suo semestre di presidenza del Consiglio Europeo. All’interno del prospetto della presidenza danese si può notare una notevole attenzione alla regolamentazione delle grandi piattaforme social e la sicurezza digitale, inserendolo all’interno delle aree strategiche per la sicurezza, giustizia e interni, affermando che “piattaforme di servizi digitali devono essere ritenuti maggiormente responsabili dei contenuti presenti sulle loro piattaforme.”

Il Contesto europeo

Per capire la portata della misura danese, occorre inserirla nel più ampio quadro normativo europeo. L’approvazione di questa misura, ed eventuali norme di simile matrice in altri stati europei, comporterebbe maggiori impegni di compliance per le grandi piattaforme di servizi digitali, che si inseriscono in un più grande momento di provvedimenti aggressivi con l’applicazione della nuova DSA dell’Unione Europea.

La normativa fondamentale è la E-commerce Directive del 2000, che, anche se oggi in larga parte superata dal DSA, stabilisce una importantissima esenzione da responsabilità per i cosiddetti “hosting service providers” (nel nostro caso le piattaforme su cui sono contenuti, sia pubblicamente che privatamente i deepfake considerati illegali) in caso non siano a conoscenza dell’illiceità del contenuto, oppure se una volta informati di tale fatto hanno agito in maniera tempestiva per la rimozione.

Il Digital Services Act (DSA), entrato in vigore nel 2023, contiene una serie di provvedimenti volti a rendere più efficace e trasparente la rimozione di contenuti illeciti sulle grandi piattaforme social all’interno dell’Unione Europea. Le disposizioni del regolamento toccano il procedimento di rimozione dei contenuti, la personalizzazione delle pubblicità, l’utilizzo dei dati personali, garanzie dell’età degli utenti e tutele per l’integrità delle elezioni tramite misure contrastanti al condizionamento online.

Le sanzioni per i soggetti inadempienti raggiungono il 6% del fatturato mondiale annuo. Il DSA impone maggiori obblighi alle piattaforme, mantenendo la struttura prevista dalla E-commerce Directive, rendendo obbligatorio a tutte le piattaforme meccanismi standardizzati di rimozione, dotati di trasparenza e motivazione. La competenza per il monitoraggio è suddivisa tra enti nazionali per piattaforme di dimensione minore, e la Commissione europea per le VLOP.

La tecnologia deepfake e la sua diffusione online è anche oggetto di un’altra regolamentazione europea: l’articolo 50 dell’AI Act, che entrerà in vigore nell’agosto del 2026. L’articolo 50 impone l’obbligo di disclosure al pubblico di qualsiasi contenuto audiovisivo generato tramite l’intelligenza artificiale. Anche in questo caso le possibili sanzioni per inadempienze sono notevoli: variano tra l’1 e il 7% del fatturato mondiale in base alla severità della violazione. Le grandi piattaforme devono quindi creare sistemi di riconoscimento e rimozione di contenuti generati con l’intelligenza artificiale che non siano chiaramente marcati come tali. Abbiamo quindi visto un quadro normativo molto sviluppato, che affronta in modo diverso il problema dell’intelligenza artificiale nei contenuti audiovisivi.

Sfide Applicative

Vediamo ora quali sfide emergono dalla sua applicazione. Il ministro della cultura danese ha specificato che ci saranno eccezioni per opere di natura artistica e satirica, senza però specificare di cosa si trattano. Questa lacuna, se riproposta nel testo definitivo, rischia di causare gravi problemi interpretativi, in particolare quando visto in combinato disposto con la normativa europea del DSA, che riguarda l’influenza elettorale sui social media e la protezione forte della libertà di espressione nella legislazione internazionale (articolo 11 CEDU).

Un altro problema sarà certamente l’applicazione effettiva, data la portata limitata di una legge nazionale nei confronti di colossi della tecnologia quasi sempre con sede al di fuori dell’Unione Europea. Resta fondamentale capire quali saranno i meccanismi di applicazione, per capire se davvero comporterà maggiore protezione ai cittadini.

Certamente l’aggiunta di una nuova legge al già complicato quadro normativo in questo settore porterà a un aumento dei costi per le piattaforme social. La riforma danese comporterà oneri significativi di adeguamento da parte delle piattaforme operanti in Danimarca, che dovranno implementare i meccanismi necessari per la compliance sotto il DSA, rimuovendo contenuti considerati illegali sotto le nuove disposizioni.

Inoltre, molte delle tecnologie per riconoscere e segnalare in maniera efficace i contenuti realizzati tramite deepfake sono ancora in via di sviluppo e richiedono maggiore investimento. In questa situazione, c’è il rischio che le piattaforme riducano le prestazioni disponibili ad utenti danesi mentre queste contro-misure vengono sviluppate.

Anche in questo caso l’Europa mantiene il suo ruolo come global regulator, guidando lo sviluppo mondiale della regolamentazione della tecnologia. In un’era di preoccupante e spesso incontrollata evoluzione dell’intelligenza artificiale generativa, tutele più ampie per i cittadini sono sicuramente il miglior modo per difenderli da minacce concrete, ma è fondamentale che questo sia accompagnato dal giusto investimento nelle tecnologie necessarie per implementare queste misure, e una giusta collaborazione con le stesse piattaforme per minimizzare il rischio che, a causa di un eccesso di restrizioni, l’Europa sia superata nella corsa all’innovazione digitale.

Uno sguardo alla regolamentazione comparata dei deepfake.

La Danimarca non è l’unico Stato ad affrontare il problema dei deepfake, in particolare nella sua più dannosa sfaccettatura: immagini di natura sessuale. Secondo un rapporto EUROPOL del 2024, il 99% dei contenuti deepfake online sono di natura pornografica. In Italia, con il cosiddetto “ddl AI”, è stato introdotto l’articolo 612-quater codice penale, che punisce l’illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi di intelligenza artificiale con la reclusione tra 1 e 5 anni. Nel maggio 2025, anche gli Stati Uniti hanno approvato il TAKE IT DOWN Act, mirato a contrastare il fenomeno del revenge porn e deepfake di natura sessuale, un atto di portata minore ma in parte con gli stessi scopi, con sanzioni sia penali che civili; mentre nel Regno Unito, leggi preesistenti in materia di revenge porn sono state estese in via interpretativa anche ad immagini generate con l’intelligenza artificiale.

Questa spinta per la prevenzione di reati sessuali utilizzando il mezzo del deepfake è sicuramente importante, ma ciò non distoglie dall’innovazione che comporta il sistema legale impiegato nella legge danese. A differenza di Italia, Stati Uniti e Regno Unito, che hanno puntato soprattutto sulla repressione del deepfake pornografico, la Danimarca propone una tutela generale delle sembianze digitali. L’utilizzo del diritto d’autore come strumento di tutela permette di proteggere sia contro contenuti generati di natura sessuale, che contenuti di qualsiasi natura considerati lesivi della reputazione o immagine (e più generalmente di qualsiasi deepfake generato senza il consenso del diretto interessato).

 Questa garanzia è di particolare importanza per le industrie creative, dati i vari casi di utilizzo illegittimo della voce o le sembianze di artisti tramite tecnologia deepfake.

Conclusione

Con questa riforma, la Danimarca inaugura un nuovo diritto: il controllo sulle proprie sembianze digitali. Un passo che potrebbe diventare un modello europeo e globale nel delicato equilibrio tra tutela dei cittadini e libertà di innovazione. La concezione di diritto sotto la proprietà intellettuale potrebbe essere la soluzione ideale: azionabile dell’individuo leso con risarcimento, regolato da enti nazionali e sovranazionali, e con portata sufficientemente ampia per tutelare ogni tipo di uso non consensuale. L’Europa è la prima a limitare gli usi dei deepfake: una scelta che, paradossalmente, potrebbe essere il modo migliore per garantirne uno sviluppo sostenibile. Nel frattempo, le piattaforme digitali dovranno aggiungere un altro obbligo di compliance, complicando ulteriormente il loro operato nell’Unione Europea.

  


Bibliografia

Bibliografia

Proposta di riforma della legge del diritto d’autore (in danese)

Mauro Fragale & Valentina Grilli, Deepfake, Deep Trouble: The European AI Act and the Fight Against AI-Generated Misinformation (Nov. 11, 2024), Columbia J. Eur. L.

Thomas Gils, A Detailed Analysis of Article 50 of the EU's Artificial Intelligence Act (June 14, 2024) (forthcoming in C. N. Pehlivan, N. Forgó & P. Valcke eds., The EU Artificial Intelligence (AI) Act: A Commentary, Kluwer L. Int’l), available at SSRN:

European Council – Program for the Danish Presidency 2025

European Commission – The impact of the DSA on platforms

White and Case – EU Digital Services Act to Revolutionize Legal Landscape for Online Intermediaries

Chiomenti – Newsletter Area TMT e Antitrust and EU Law

Euronews - Generative AI fueling spread of deepfake pornography across the internet

The New York Times – Denmark Aims to Use Copyright Law to Protect People From Deepfakes

Law Society Journal (New South Wales) – Denmark proposes copyright law to protect against deepfakes

Asia News – Was it illegal? University of Hong Kong AI deepfake porn scandal ignites debate

News on Japan - Legal Experts Weigh in on the Deepfake Pornography Crisis

World Economic Forum – Denmark deepfake legislation

 

 
 
 

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